La psicosintesi è tante cose: una scuola di psicologia, una visione dell’uomo, un percorso di crescita, una “formazione nell’arte di vivere”.
Ho scoperto la psicosintesi tanti anni fa, grazie a un libro di Piero Ferrucci che ho amato (e regalato) tantissimo: La forza della gentilezza. In quel libro non si parlava esplicitamente di psicosintesi, ma ricordo che in quel momento è entrata nella mia vita, senza che ne sapessi ancora dare una definizione e tanto meno una risposta a chi mi chiedeva “ma che cos’è la psicosintesi?”.
Ora della psicosintesi ne so qualcosa in più (ancora poco!) e vorrei provare a riassumerlo qui, naturalmente senza la pretesa che sia un riassunto esaustivo, quanto piuttosto il mio modo di raccontarla a chi mi porge la fatidica domanda.
Inizierei subito col dire che è difficile dare una definizione di psicosintesi; si potrebbe descrivere come un approccio psicologico elaborato dallo psichiatra Roberto Assagioli all’inizio del xx secolo, caratterizzato da una visione integrale dell’uomo come essere bio-psico-spirituale (cioè costituito da corpo, mente e spirito), con l’obiettivo di promuoverne l’autorealizzazione, mediante l’utilizzo di tecniche ed esercizi.
Di fatto, Assagioli stesso diceva che non è possibile darne una vera e propria definizione, perché la psicosintesi è per sua stessa natura non definibile, essendo un campo di ricerca sempre pronto ad accogliere e integrare nuovi contributi.
Partire dall’etimologia è sempre utile: il termine “psicosintesi” è formato da “psiche” (mente, anima) e “sintesi” (mettere insieme), e rimanda dunque all’idea di unire, integrare in maniera ordinata, la molteplicità dei fenomeni che riguardano la vita psichica per favorire uno sviluppo armonico della personalità.
Molteplicità, sintesi e armonia sono, a mio avviso, le tre parole dalle quali partire per raccontare che cos’è la psicosintesi e come può aiutarci a vivere meglio, perché il suo obiettivo è proprio questo: fornirci la cornice teorica e gli strumenti pratici da calare nella nostra quotidianità, per crescere interiormente e migliorare la qualità della nostra vita.
Iniziamo!
[In questo articolo presento i principali aspetti teorici della psicosintesi, per dare un’idea generale di che cos’è. Nei prossimi contributi, oltre ad approfondire la teoria, descriverò più nel dettaglio tecniche, metodi ed esercizi da mettere subito in pratica, perché la psicosintesi è anche, e soprattutto, un allenamento!]

Ciao, sono Monica, consulente macrobiotica.
Vivi macro è lo spazio in cui parlo di alimentazione naturale e psicosintesi per trovare il proprio equilibrio nel corpo e nella mente.
Se hai dubbi o curiosità, scrivimi qui.
La molteplicità dell’animo umano
Il punto di partenza del cammino psicosintetico è la constatazione della molteplicità che abita l’animo umano. Assagioli diceva che una delle maggiori cecità e illusioni che ci caratterizza è la credenza di essere persone “tutte d’un pezzo”, personalità con una identità monolitica ben definita; tuttavia, in alcuni momenti della nostra vita non possiamo ignorare il fatto che dentro di noi sentiamo coesistere elementi diversissimi e contrastanti (atteggiamenti, emozioni, pensieri), parti di noi che vogliono cose diverse, a volte opposte, e che fatichiamo a tenere insieme. Se ci facciamo caso, a volte possiamo sentire in noi la presenza di vere e proprie “voci” che chiedono e vogliono cose diverse (se avete visto Follemente di Paolo Genovese, capite cosa intendo):
“Tentiamo di ‘tener buone’ le diverse tendenze che accampano pretese, che esigono soddisfazione, facendo delle concessioni ora all’una ora all’altra, a seconda che ci appaiano più forti ed esigenti. Così a volte appaghiamo, entro certi limiti, i nostri sensi, i nostri istinti; altre volte facciamo quello a cui ci spinge una passione, un sentimento; in certi momenti ci prendiamo il lusso di seguire (fino ad un certo punto!) gli incitamenti della nostra coscienza morale, cerchiamo di realizzare in qualche modo un ideale.” (R. Assagioli, Psicosintesi. Per l’armonia della vita, Astrolabio, 1993, p. 9).
Nel corso della nostra vita, ci troviamo così a destreggiarci tra compromessi e concessioni che spesso ci lasciano insoddisfatti e con una sensazione di mancanza di integrità e coerenza; l’invito della psicosintesi è quello di affrontare in modo diverso la questione, andando a fondo del problema per poi attuare soluzioni radicali. In che modo?
La prima cosa da fare è riconoscere il caos, la molteplicità e i conflitti che esistono in noi, i differenti modi di essere che ci caratterizzano.
Conosci è proprio il primo passo della triade
- conosci,
- possiedi
- e trasforma te stesso
che, come un mantra, caratterizza il metodo psicosintetico.
“Veramente si può dire che in ognuno di noi ci sono sviluppati e attivi, in varia misura, tutti gli istinti e tutte le passioni, tutti i vizi e tutte le virtù, tutte le tendenze e tutte le aspirazioni, tutte le facoltà e tutte le doti dell’umanità”. (H. Keyserling, citato in R. Assagioli, Psicosintesi. Per l’armonia della vita, p. 11).
Le subpersonalità
Secondo la psicosintesi, tutti questi elementi che convivono nel nostro animo non rimangono isolati, ma tendono a organizzarsi in “subpersonalità”, veri e propri “personaggi in miniatura” che vivono in noi, ciascuno con le sue caratteristiche (pregi e difetti), i suoi desideri, le sue aspettative, i suoi atteggiamenti.
Pensiamo ad esempio a quanti ruoli impersoniamo nella nostra vita famigliare e lavorativa, o a come cambia il nostro atteggiamento a seconda di con chi siamo (quando siamo con certe persone ci comportiamo in un modo, con altre in un altro). È come se in noi ci fosse una folla di “parti” che si alterna, ciascuna con il suo modo di pensare, sentire, muoversi e a volte persino di vestirsi! Fare l’inventario delle proprie subpersonalità, conoscerle, dare loro un nome, ascoltarle, è uno dei primi esercizi che si fanno in psicosintesi: è il punto di partenza del cammino verso la conoscenza e padronanza di sé.
Questi personaggi sono portatori di capacità e qualità, e ci permettono di muoverci nella vita, ma spesso rimaniamo totalmente identificati in essi, lasciandoci dominare ora dall’una ora dall’altra parte. Assagioli ripeteva spesso che:
“Tutto ciò con cui ci identifichiamo ci controlla. Noi possiamo padroneggiare tutto ciò da cui ci disidentifichiamo”.
A questo proposito, la psicosintesi suggerisce di praticare quotidianamente l’esercizio della disidentificazione e autoidentificazione (trovate qui un esempio di meditazione guidata), molto utile anche come intervento di “pronto soccorso”, quando ci sentiamo sopraffare da emozioni, stati d’animo o pensieri particolarmente forti.
Come fare dunque per non lasciarci dominare dalle nostre subpersonalità?
Serve un’entità superiore che coordini le varie parti; serve un “io” che, come un regista teatrale o un direttore d’orchestra, osservi e diriga la moltitudine di personaggi che ci abitano. Questo io personale rappresenta il nostro centro, la nostra vera essenza, quell’elemento unificante attorno al quale avviene il processo di sintesi.
Il processo di sintesi
“Sintesi” deriva dal greco syn-thesis, cioè “composizione”. Secondo Assagioli, la sintesi è l’espressione di un principio universale che troviamo in tutti gli aspetti della realtà; è una sorta di forza tendente all’unione, all’organizzazione e all’armonia (chiamata “sintropia” dal matematico italiano Fantappiè) che agisce nella natura e che ritroviamo anche nella vita psichica, dove riveste particolare importanza la sintesi degli opposti:
“nella vita psichica non si tratta di annullare uno dei due termini a favore dell’altro. Occorre mantenerli entrambi; occorre che permanga una ‘tensione’ fra essi, ma una tensione creativa. Bisogna obbligarli a integrarsi in una vita più ampia, in una realtà superiore che li comprenda e insieme li trascenda. Questa è la vera sintesi” (R. Assagioli, Psicosintesi. Per l’armonia della vita, p. 33).
(Non posso fare a meno di notare come questa visione richiami molto da vicino la polarità yin-yang che caratterizza la macrobiotica e che tanto mi affascina. Ne ho parlato qui).
Vediamo all’opera la sintesi già nella formazione delle subpersonalità, quando alcuni elementi psichici si organizzano insieme per formare quei personaggi che popolano la molteplicità dell’animo umano; in questi casi, il centro unificatore è dato da un elemento dominante nella nostra vita (un ruolo, una passione, un’idea, un bisogno…) attorno al quale si organizzano diversi contenuti, per cercare di dare senso e stabilità al caos psichico; si tratta, però, di sintesi automatiche, una sorta di aggregazione meccanica che avviene senza il contributo della consapevolezza e della volontà.
Tuttavia, la strada indicata dalla psicosintesi è quella di rendere questa sintesi volontaria: serve un centro attorno al quale unificare i vari contenuti, e il centro è dato proprio dall’io.
L’io come centro unificatore
Per comprendere il ruolo dell’io può essere utile osservare due diagrammi utilizzati in psicosintesi: l’ovoide (che illustra la concezione pluridimensionale della personalità umana) e la stella delle funzioni (che descrive le funzioni fondamentali della vita psichica).

Il diagramma dell’ovoide rappresenta la visione integrale dell’essere umano. In psicosintesi, si parla anche di “edificio psichico”, per descrivere i vari piani (o dimensioni) che costituiscono la personalità umana.

Il diagramma della stella rappresenta le sette funzioni della psiche.
In entrambi, vediamo che l’io si trova in una posizione centrale, da dove osserva (dimensione passiva dell’io) i vari contenuti che si trovano nella psiche, e li coordina (dimensione attiva dell’io) attraverso la funzione Volontà. L’io, infatti, è un puro centro di coscienza, l’osservatore che guarda il flusso degli eventi e “agisce” attraverso la funzione volontà; è come il direttore dell’orchestra, che non partecipa in prima persona, ma fa suonare ora l’uno ora l’altro strumento. Quando questo avviene, la sensazione che ne deriva è di equilibrio, padronanza e ritmo: non siamo più in balìa delle varie subpersonalità che ci abitano, ma dopo averle conosciute e accettate, riusciamo a padroneggiarle. Siamo nella fase possiedi, del nostro mantra. Con questa consapevolezza, possiamo anche scegliere il nostro modello ideale, cioè immaginare chi vogliamo e possiamo divenire, la personalità in cui vogliamo trasformarci e con la quale realizzare il nostro autentico progetto esistenziale.
Attorno all’io come centro unificatore si attua così una prima sintesi, detta sintesi personale, perché appunto permette di integrare i vari contenuti della personalità che si trovano nell’inconscio medio e inferiore, e di creare armonia tra essi.
Il Sé come centro unificatore
Nel cammino psicosintetico, oltre alla sintesi personale, esiste poi la sintesi transpersonale, che ha come centro unificatore il Sé transpersonale, l’essenza più vera del nostro essere, di cui l’io non è altro che un riflesso o emanazione; in questa sintesi vengono integrati anche i contenuti dell’inconscio superiore (sede delle qualità, potenzialità, talenti, virtù che non abbiamo ancora attuato pienamente).
Entriamo qui nell’ambito spirituale della psiche umana (abbiamo detto, infatti, che la psicosintesi si caratterizza per una visione bio-psico-spirituale dell’essere umano), che è sicuramente l’aspetto più affascinante della materia e che approfondiremo in un altro articolo, ma quello che ci interessa notare ora è come questo Sé non sia qualcosa di separato dalla personalità, ma “è una forza dinamica che vuole incarnarsi e manifestarsi nella nostra vita” (P. Ferrucci, Introduzione alla psicosintesi, Edizioni Mediterranee, 1994, p. 243).
Il “Sé sa”, diciamo in psicosintesi; il Sé viene prima di noi, conosce il nostro progetto esistenziale (che noi abbiamo dimenticato), il nostro perché, e fa di tutto per allinearci con esso, mettendoci davanti le situazioni di cui abbiamo bisogno per ritornare lì, alla nostra vera essenza.
È questa la visione peculiare e rivoluzionaria della psicosintesi, perché permette di affrontare la vita con un nuovo atteggiamento:
“si adotta l’ipotesi di lavoro che le circostanze in cui ci troviamo, per quanto difficili e magari catastrofiche, sono ciò con cui dobbiamo fare i conti, e più di tutte le altre possibili circostanze sono adatte per evocare la nostra forza, la nostra intelligenza, le nostre risorse migliori”.
Tutte le situazioni che ci troviamo a vivere hanno una “sostanza spirituale” (diceva Martin Buber), nascondono un insegnamento o un’opportunità che ci permette di crescere ed evolvere.
In questo sta il valore pratico della psicosintesi: la capacità di tenere insieme “il basso” e “l’alto”, di calare nel contingente l’atemporalità del Sé, di creare armonia nella nostra personalità, portando in manifestazione il nostro scopo nella vita.
Psicosintesi: per l’armonia della vita
Arriviamo infine alla terza parola che ho scelto per descrivere la psicosintesi. Armonia deriva dal greco e significa “unione”, “proporzione”, “accordo”; il suo significato rimanda a un’idea di concordanza tra elementi diversi e, in senso più specifico, concordanza di suoni o assonanza di voci, proprio come avviene in un’orchestra.
Creare armonia è, per Assagioli, un compito fondamentale da portare avanti nella nostra vita, a più livelli, dentro e fuori di noi; in una nota manoscritta, riporta:
Arte di vivere
- Creare l’armonia in noi (plasmare la statua interiore)
- Creare l’armonia fra noi e tutto e tutti (l’universo)
- Rinnovarla continuamente attraverso il mutare e l’evolversi della Vita
(Archivio Assagioli, Firenze)
Di fatto, armonia e sintesi viaggiano di pari passo, poiché entrambe sono espressione di quella dialettica relazionale tra opposti (la cui polarità base è rappresentata dalle forze yin e yang) che domina l’universo e che si manifesta in ogni fenomeno, di quella forza o tendenza che risolve le polarità in unità superiori, generando equilibrio. Nell’universo, nella natura, nella nostra mente.
La psicosintesi può dunque essere considerata come l’espressione individuale di un più vasto principio, di una legge universale di sintesi, il cui scopo ultimo è far sì che la moltitudine delle nostre parti riesca a trovare una configurazione armoniosa che porti equilibrio nella nostra vita e ci permetta di fiorire.
Molteplicità, sintesi e armonia sono le tre parole che ho scelto per provare a spiegare che cos’è la psicosintesi e a cosa serve, ma se ne sarebbero potute scegliere molte altre, perché la psicosintesi è davvero tante cose, ma è soprattutto un modo “spiritualmente pratico”, estremamente affascinante, di trattare i principali problemi esistenziali dell’essere umano.
Concordo con Ferrucci nel considerarla una vera e propria “formazione nell’arte di vivere”, basata su cinque punti fondamentali (che così riassume in Introduzione alla psicosintesi):
- ci facciamo inutilmente del male;
- possiamo farci del bene;
- esistono in noi potenzialità inespresse;
- abbiamo un ampio margine di libertà in cui possiamo fare delle scelte;
- i rapporti (le relazioni) con gli altri sono costitutivi.
Quale di questi principi ti risuona di più?
Scrivimi nei commenti le tue impressioni o gli argomenti che ti piacerebbe approfondire; se vuoi contattarmi, mi trovi qui!
Dedicherò un articolo a parte ai libri sulla psicosintesi, ma se vuoi conoscere i miei testi preferiti, non esitare a scrivermi: sarò felice di condividere con te le mie letture!
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